Michele è una di quelle persone che in una vita sola ne ha vissute almeno tre.
La prima nasce e cresce fino ai vent’anni tra le dure montagne del Friuli, correndo nei boschi, facendo il bagno nei ruscelli e giocando a hockey su ghiaccio.
La seconda si sposta prima a Roma e poi a Livorno, ma si muove a dire il vero un po’ per tutto il mondo, perché fino agli inizi degli anni ’90 Michele è parte del gruppo sportivo dei Vigili del Fuoco. È un lottatore e grazie alla lotta viaggia molto, tanto che nel 1984 partecipa pure alle Olimpiadi di Los Angeles.
La terza arriva dopo, quando l’agonismo cessa e pur rimanendo inizialmente nei Vigili del Fuoco, fa rientro nella sua terra natìa, riabbracciando le sue origini grazie alla cucina, aprendo e gestendo l’Osteria Ai Ors ancor oggi in piena attività.
Ed è proprio qui che ci siamo incontrati, per ascoltare la sua storia. Una di quelle che ascolteresti per ore e ore.
Michele ci aspettava seduto a cavalcioni di una panca, fuori dalla sua locanda. Uomo grande, dal fisico robusto, ma con degli occhi chiari che racchiudono una timidezza ed emotività smisurate.
Abbiamo parlato per due ore e poi è avvenuta una sorta di magia: Michele ci ha lasciato entrare in un pezzo di mondo solo suo, fatto di una palestra, una vasca e una sauna che lui stesso ha costruito con le sue mani raccogliendo la legna e le pietre con cui tutto è costruito.
Ci ha portato in quella parte di vita che è sospesa tra il suo passato e il suo presente. Non lotta più, certo, ma questo non significa che il corpo debba essere abbandonato a sé stesso.
Michele è attivo: si allena, fa il bagno nei ruscelli, costruisce qualunque cosa con le sue mani. È una di quelle storie che vorresti raccontare nella sua complessità, nel suo vivere quotidiano, perché proprio nelle semplicità si possono trovare le storie che ci entrano di più nell’anima.
Michele è l’acqua che scorre nel ruscello dietro casa sua e il legno degli alberi che si alzano sulle pendici dei monti che lo circondano: è uno spirito libero, ma con radici ben piantate a terra.
Qui potete trovare l’intervista che gli abbiamo fatto.








