Sul quotidiano “Sun” tempo addietro comparve la seguente domanda posta ai propri lettori: “Se scattasse l’allarme antincendio, cosa prendereste prima di scappare?”
Una donna rispose così: “Dopo essermi assicurata che la mia famiglia sia in salvo, prenderei le fotografie. Posso ricomprarmi tutto, ma non una vita di ricordi”.
La fotografia ha cambiato totalmente il modo di ricordare la nostra vita, le nostre emozioni. Tramite esse, infatti, ci troviamo messi di fronte al nostro passato, declinandolo al presente e in qualche modo riflettiamo anche sul nostro futuro. Osservando una fotografia, siamo liberi dalle limitazioni del tempo, entriamo nell’esperienza dell’eternità.
Le fotografie ci parlano, silenziosamente. Ci raccontano storie senza usare parole, scavalcano il limite dei concetti e trasmettono emozioni senza tempo. Ritroviamo in esse un’immagine che dura per sempre, ma la cui sussistenza è dovuta solamente all’istante che è stato necessario per catturarla.
Quando osserviamo i soggetti in un’immagine, essi rimangono sempre uguali a sè stessi, senza che lo scorrere del tempo possa tangerli in alcun modo. L’istante e l’eterno si fondono in un’unica cosa.
Ci troviamo a riflettere su quello che stiamo guardando e di imparare nuove sfacettature su noi stessi e sul mondo in cui viviamo. Esploriamo parti di noi di cui spesso non siamo consapevoli, ci mettiamo di fronte ad opposti che abitano in noi.
La dimensione visiva della fotografia è così potente da cogliere l’essenza della vita che muta continuamente, a contrario delle parole che cercano di definire anche quello che a volte risulta indefinibile.
Lasciarci trasportare dalle immagini è qualcosa che tutti noi dovremmo concederci, è una sorta di prendersi cura di noi stessi.
Riprendiamo in mano le vecchie foto e lasciamoci trasportare dai ricordi e da un fiume di emozioni.
